Affrontare l’ansia disfunzionale nei bambini
Il Disturbo d’Ansia, in età evolutiva, può essere genericamente descritto con la presenza di paura e/o ansia eccessiva e inappropriata rispetto a situazioni/eventi estremamente diversi tra loro. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, American Psychiatric Association, 2014) esso può manifestarsi con modalità diverse a seconda della situazione/oggetto temuto:
- Disturbo d’ansia di separazione
- Mutismo selettivo
- Fobia specifica
- Fobia sociale
- Disturbo di panico
- Agorafobia
- Disturbo d’ansia generalizzata
- Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci
- Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica
- Disturbo d’ansia con altra/senza specificazione.
Cosa accomuna queste condizioni di natura ansiosa?
- La presenza di una preoccupazione/ansia che oltrepassa in modo marcato le aspettative relative al livello evolutivo del bambino.
- Ansia che viene estesa a più ambiti della vita del bambino e che interferisce con la propria e altrui quotidianità.
- Apprensione eccessiva rispetto l’adeguatezza delle proprie prestazioni a scuola o nello sport.
- Presenza, a livello fisiologico, di irrequietezza, tensione motoria, affaticamento, ecc.
- Difficoltà di concentrazione, di stabilire un normale ritmo sonno/veglia, irritabilità ed ipervigilanza.
Quali sono gli obiettivi da perseguire per il sostegno psicologico?
Gli obiettivi da perseguire in un percorso di sostegno psicologico variano a seconda della specificità della problematica ansiosa presentata dal bambino. Globalmente ci si propone di ridurre la frequenza e l’intensità delle reazioni d’ansia (pianto, scoppi d’ira, ecc.) per scongiurare la compromissione del funzionamento quotidiano. In tal senso, si cerca di favorire il superamento della tendenza a rimuginare su pensieri relativi a minacce e l’acquisizione di strategie di fronteggiamento (abilità di coping), di socializzazione, di sviluppo di un dialogo interno positivo. Il bambino deve essere stimolato a mettersi alla prova e a confrontarsi senza eccessivo timore. Tale scopo potrà essere raggiunto lavorando simultaneamente sul versante dell’autostima. Si aiuterà il bambino a costruirsi un’immagine positiva di sé, a raggiungere la profonda convinzione di essere una persona degna di riconoscimento ed accettazione.
Come si delinea un buon intervento rivolto a problematiche infantili di tipo ansioso?
È bene, come prima cosa, favorire una relazione di aiuto basata sulla fiducia e sull’ascolto: il bambino deve sentirsi sicuro di condividere apertamente i propri pensieri e le proprie emozioni. La relazione è uno spazio tutto suo, in cui deve sentirsi accolto e rassicurato. A tal proposito, va aiutato a riconoscere il proprio vissuto interiore per favorire la consapevolezza relativa a tutti quegli elementi che sono in grado di incrementare la sua ansia.
Simultaneamente si aiuta il bambino/ragazzo a generare autoaffermazioni positive volte ad incrementare la propria autostima e la conseguente autoefficacia. Gli si forniscono delle strategie di fronteggiamento e lo si incentiva alla partecipazione in attività quotidiane di tipo sociale e scolastico. Per un intervento che risulti completo è fondamentale coinvolgere genitori ed insegnanti al fine di: facilitare la loro comprensione delle paure adeguate ai vari livelli di sviluppo e ottimizzare le loro capacità di gestione delle stesse. Particolarmente utile potrebbe essere affiancare a tale lavoro, l’insegnamento di tecniche di rilassamento, volte a modulare le reazioni fisiologiche particolarmente fastidiose.
Non può mancare la discussione approfondita di tutte quelle distorsioni cognitive in grado di generare, agli occhi del bambino, la sensazione di essere sottoposto a continue fonti di minaccia/pericolo. Quali di esse sono davvero realistiche? Quali, invece, non lo sono? Come possiamo affrontarle?
Quali sono gli strumenti utilizzati nella relazione di aiuto ?
Anche in questo caso, ritengo prioritario sottolineare che gli strumenti utili variano in misura della nature e dell’intensità della difficoltà presentata. Tuttavia, dalla “cassetta degli attrezzi” da cui può attingere lo psicologo dell’età evolutiva troviamo:
- un percorso di psicoeducazione
- training di autoistruzioni
- training di rilassamento
- training di abilità sociali
- training di assertività
- messa in discussione dei pensieri
- tecniche immaginative
- token economy
- utilizzo di affermazioni positive
- tecniche espositive
- desensibilizzazione sistematica
Si rimanda a successivi approfondimenti l’analisi più dettagliata degli strumenti qui accennati in favore della completezza dell’argomento.