Psicoterapeuta dell'età evolutiva

Affrontare i disturbi da deficit dell’attenzione e iperattività

Affrontare i disturbi da deficit dell’attenzione e iperattività

Si parla di bambini vivaci, esuberanti, scatenati. Spesso si assegna loro l’aggettivo di “iperattivi” senza conoscere con esattezza la connotazione che tale definizione racchiude. Si vuole, dunque, approfondire, in questo spazio, una specifica gamma di aspetti cognitivi e comportamentali che contraddistinguono il “Disturbo da deficit di attenzione/iperattività”.

Sintomi dell’iperattività nel bambino

In base a quanto indicato dal DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, APA, 2014) è possibile parlare di tale quadro clinico quando si rileva la presenza di tre categorie di sintomi che interferiscono con il funzionamento o lo sviluppo dell’individuo per almeno 6 mesi:

  • La disattenzione
  • L’iperattività
  • L’impulsività

In riferimento al primo di essi, la disattenzione, il bambino manifesta:

  • Incapacità nel prestare attenzione ai particolari o tendenza a commettere errori di distrazione
  • Difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o gioco
  • Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente
  • Difficoltà nell’organizzazione dei compiti o delle attività
  • Tende ad evitare i compiti che richiedono concentrazione
  • Difficoltà nel seguire le istruzioni
  • Sbadataggine, facile distraibilità, ecc.

Ci si riferisce a sintomi di iperattività quando si rileva:

  • Irrequietezza motoria
  • Incapacità nel rimanere seduto al proprio posto
  • Tendenza a correre ed arrampicarsi eccessivamente
  • Difficoltà a svolgere attività ricreative tranquillamente
  • Loquacità eccessiva
  • Comportamento “motorizzato”

Infine, i sintomi di impulsività sono:

  • Tendenza a “sparare la risposta” prima che la domanda sia completata
  • Difficoltà nell’attendere il proprio turno
  • Interrompe o si intromette nelle conversazioni.

Tipologie di ADHD nel bambino

Facendo riferimento a queste tre categorie di sintomi (definiti qualitativamente e quantitativamente) è possibile identificare la specifica tipologia di ADHD, che può essere:

  1. Manifestazione con disattenzione predominante: tale quadro prevede la presenza di 6 o più dei sintomi di disattenzione precedentemente descritti e comporta significativi deficit sul piano dell’attenzione e dell’autoregolazione.
  2. Manifestazione con iperattività/impulsività predominante: in questa tipologia di disturbo non sono presenti significativi aspetti di disattenzione ma 6 o più dei sintomi di iperattività ed impulsività. I deficit più importanti sono a carico delle funzioni esecutive (pianificare, organizzare, utilizzare il problem solving) e a carico della capacità di auotoregolare i propri impulsi e i propri comportamenti.
  3. Manifestazione combinata: prevede la presenza di 6 o più di tutti i sintomi presi in esame: disattenzione, iperattività ed impulsività.

Si sottolinea, inoltre, che il temperamento del bambino con ADHD è caratterizzato dall’essere polemico, dominante, aggressivo, emotivamente vulnerabile, sottoponendolo dunque ad episodi di rifiuto sociale. A questi aspetti si aggiungono le credenze negative che il bambino con ADHD possiede riguardo sé: “Tutti ce l’hanno con me!”- “Io sono fastidioso”. Esse, il più delle volte, vengono confermate dalle reazioni di chi lo circonda e non fanno che esacerbare il vissuto interiore di disagio.

Non deve stupire il fatto che a completare il quadro complesso di ADHD, spesso, si presentino anche sintomi  in comorbilità, quali: ansia, oppositività, depressione, ecc.

Come può intervenire la psicologa dell’età evolutiva in riferimento all’ADHD?

La psicologa dell’età evolutiva ha come primo obiettivo quello di accertarsi della presenza del quadro clinico in questione e valutarne la complessità.

Si avvia un processo di assessment in cui sono previsti degli incontri di valutazione diagnostica caratterizzata da momenti di:

  • osservazione clinica;
  • somministrazione di test e questionari;
  • colloqui con i genitori e il bambino;
  • attività ludica volta a consolidare l’alleanza terapeutica e a stimolare la collaborazione.

In un secondo momento, in base alle aree deficitarie emerse, si consiglia e/o si avvia un percorso di sostegno psicologico volto ad intervenire nei diversi ambiti di vita del bambino (familiare, sociale e scolastico), con gli obiettivi di:

  • Portare il bambino a mantenere l’attenzione sul compito per periodi di tempo gradualmente più lunghi.
  • Incrementare la frequenza di comportamenti centrati sul compito.
  • Migliorare il controllo degli impulsi.
  • Stimolare genitori ed insegnanti all’utilizzo di un sistema di ricompense o metodi di token economy per rinforzare i comportamenti positivi e disincentivare quelli negativi.
  • Portare il genitore a porre limiti fermi e coerenti appropriati al proprio figlio.
  • Migliorare l’autostima
  • Ristrutturare i pensieri negativi del bambino riguardanti se stesso, il mondo e il futuro.
  • Mantenere relazioni durature.
  • Insegnare al bambino/ragazzo strategie di autoregolazione.

Anche in questo caso la premessa più funzionale al raggiungimento degli obiettivi sopra descritti è la progettazione di un intervento multimodale, in cui convergano gli sforzi del clinico, ma anche della famiglia e della scuola. Si consiglia, dunque, un intervento di tipo: individuale (centrato sul bambino), di educazione genitoriale, ambientale e di coinvolgimento degli insegnanti.

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